Vax vs NoVax: la battaglia dei neuroni perduti

C’è stato un tempo, non molto lontano, in cui l’umanità si divideva in fazioni per motivi nobili: destra o sinistra, Beatles o Rolling Stones, pizza con l’ananas o inferno eterno.
Poi arrivò il virus. E con lui, la nuova religione mondiale: la fede vaccinale, con tanto di santi, eretici e inquisitori.

Da una parte i Vax, pronti a immolarsi sul sacro altare della scienzah, difendendo ogni puntura come se fosse un upgrade del firmware umano. Dall’altra i NoVax, crociati dell’autonomia corporea, armati di post su Facebook, Twitter (e via dicendo) e link a siti con grafica del 1998, ma convinti che la verità si nasconda tra due frame sfocati di un video su Telegram.

In mezzo, i pochi superstiti del buon senso, che ormai si nascondono nei boschi per evitare di dover rispondere alla domanda: “Tu sei vax o no?”.

La libertà, quella grande assente

Durante il lockdown, la libertà personale è stata sospesa con la stessa leggerezza con cui si sospende un abbonamento a Netflix.
Non potevate uscire di casa, ma potevate ordinare tutto online: mascherine, pizza, e persino un’opinione preconfezionata.
Lo Stato decise che, per la salute di tutti, era meglio che ciascuno non decidesse più nulla.
E così, tra un DPCM e una conferenza stampa serale, il concetto di “libertà” venne archiviato come un vecchio software incompatibile con la nuova versione della sicurezza pubblica.

Fu in quel momento che accadde il miracolo, o la tragedia, dipende dai punti di vista: le persone smisero di ragionare con la propria testa.
Bastava accendere la TV o scorrere un feed per sapere cosa pensare, chi biasimare, chi applaudire.
Il libero pensiero venne sostituito dall’abbonamento mensile alla certezza digitale.

La guerra dei social

Sui social, intanto, si combatteva la più grande battaglia ideologica dai tempi della scoperta del glutine.
Ogni commento era una trincea, ogni emoji un proiettile morale.
C’erano i “paladini del vaccino” che citavano l’OMS come fosse il nuovo oracolo di Delfi, e i “dissidenti biologici” che invocavano la Costituzione tra un video di TikTok e un grafico colorato.
Le famiglie si spaccavano, le amicizie si frantumavano, e gli algoritmi ridevano silenziosamente: dopotutto, l’odio genera engagement.

La verità? In quarantena anche lei

In tutta questa epopea dell’isteria collettiva, la verità è stata messa in isolamento fiduciario.
I talk show, invece di cercarla, la consegnavano già pronta, impacchettata e sterilizzata, da ripetere come un mantra serale.
Ogni opinione diversa era bollata come eresia, e ogni dubbio trasformato in sospetto.
E mentre la scienzah si faceva spettacolo, il pensiero critico moriva in silenzio, senza neppure un applauso di commiato.

Epilogo (certificato da me)

Alla fine, la storia del vax contro novax non parla di salute, né di scienza (quella vera non ha l’h finale)..
Parla di controllo, di paura e di quanto sia facile trasformare la libertà in un optional quando si ha abbastanza panico collettivo a disposizione.
Oggi potete tornare a uscire, a viaggiare, a respirare senza maschera (almeno quella fisica) anche se ancora si vedono dei geni in auto da soli con il bavaglio ben posizionato.

Eppure, le due fazioni sono ancora lì, ferme sulle proprie convinzioni come due statue di sale.
I NoVax rivendicano d’aver avuto ragione fin dall’inizio, con l’orgoglio di chi non si è mai fidato.
I Vax, invece, difendono ancora la loro scelta, ma con quel leggero imbarazzo negli occhi di chi forse, col senno di poi, avrebbe voluto almeno leggere le note a piè di pagina.

Da qualche parte, nei meandri della memoria collettiva, resta un sospetto: forse, tra un tampone e un decreto, non vi siete protetti da un virus, ma dal fastidio di dover pensare da soli.

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