Ursula von der Leyen: il Green Deal, i jet privati e l’Europa che (non) sa decidersi

C’è chi dice che Ursula von der Leyen rappresenti la nuova Europa: sostenibile, moderna, digitale.
E poi c’è chi la guarda e pensa: “Sì, ma quanto consuma quel jet che la porta ai vertici sul clima?”.

Presidente della Commissione Europea dal 2019, rieletta nel 2024 e tuttora saldamente seduta al suo posto (nonostante le mozioni di sfiducia che piovono più frequenti della pioggia acida), Ursula è diventata il simbolo di un’Europa che sogna verde, ma vola a kerosene.

Il Green Deal: l’Europa vuole essere verde (almeno nelle slide)

Il Green Deal europeo è il suo cavallo di battaglia: emissioni zero, economia sostenibile, energia pulita per tutti.
Un piano che, sulla carta, farebbe sembrare l’Europa un paradiso ecologico.
Peccato che nella pratica, mentre si vietano le auto a benzina e si tassano le stufe a pellet, i vertici per salvare il pianeta si facciano in jet privato.

È il nuovo concetto di coerenza a basse emissioni: meno inquinamento per i cittadini, più comfort per chi decide come devono vivere.

Guerra e sostenibilità: un matrimonio complicato

E poi c’è la guerra in Ucraina, che di “green” ha solo il nome.
Carri armati, esplosioni e missili non vanno certo a idrogeno, e il bilancio ambientale non è proprio da manuale ecologista.
Ma in Europa si cerca sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno: se non altro, i blackout riducono i consumi.

Von der Leyen riesce a coniugare difesa e sostenibilità con un’eleganza disarmante, come se bastasse qualche pannello solare per alimentare i tank o qualche albero piantato per compensare una raffica di missili.

“Readiness 2030”: armi, alleanze e paradossi

Nel suo secondo mandato, Ursula ha spinto il piano Readiness 2030, il progetto per una difesa europea unificata e tecnologicamente avanzata.
Un’idea ambiziosa, certo, ma che si scontra frontalmente con la logica del Green Deal: perché se è vero che dobbiamo ridurre le emissioni, 800 miliardi di euro in armamenti non sembrano proprio il punto di partenza più ecologico.

Eppure a Bruxelles funziona così: si parla di pace, si finanzia la guerra, e tutto va bene finché i comunicati stampa usano un bel font sostenibile.

SMS, Pfizer e la trasparenza “eco-compatibile”

Nessuna saga europea sarebbe completa senza un mistero.
Nel caso di Ursula, il mistero si chiama “SMS con Pfizer”: messaggi scomparsi, spiegazioni mai del tutto convincenti e richieste di chiarimento che finiscono nei meandri della burocrazia.
D’altronde, se non si riesce a trovare un accordo sull’etichetta delle banane, figurarsi sugli SMS cancellati.

Due mozioni di sfiducia in sei mesi: sport olimpico europeo

Nel 2025, due mozioni di sfiducia hanno cercato di scalzarla dal trono di Bruxelles.
Fallite, ovviamente.
Von der Leyen è rimasta lì, impassibile, come una roccia in mezzo alla tempesta.
O forse solo perché nessuno aveva un piano B pronto.

“Volare green” (ma in jet privato)

Il vero capolavoro però è questo: promuovere la riduzione delle emissioni di CO₂, e allo stesso tempo volare in jet privato per partecipare ai summit sul clima.
Un po’ come fare una campagna contro la plastica… servendo l’acqua in bicchieri monouso.

Certo, il protocollo di sicurezza lo impone ma l’ironia resta: mentre si spinge per auto elettriche, chi le propone viaggia a 15 tonnellate di CO₂ l’ora.
L’Europa del futuro, insomma: verde sì, ma col comfort business class.

Conclusione: la signora d’Europa tra ideali e contraddizioni

Ursula von der Leyen è il ritratto perfetto dell’Europa:
idealista, iper-regolata, piena di piani strategici e un po’ allergica alla coerenza.
Una donna capace di parlare di sostenibilità con la stessa serietà con cui un adolescente parla di “andare a dormire presto”.

Che la si ammiri o la si critichi, resta un fatto: sotto la sua guida, l’Europa non è mai stata così verde… almeno nelle intenzioni.
Per il resto, ci pensa il jet.

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