Smartphone sempre più intelligenti, utenti sempre più scemi
Un tempo il telefono serviva a telefonare. Oggi serve a tutto, tranne che a quello.
Gli smartphone sono diventati così “smart” che ormai capiscono anche quando menti, ti anticipano i desideri e ti ricordano compleanni che tu stesso avevi cancellato per disperazione.
Peccato che a ogni punto percentuale di intelligenza in più del telefono, sembri corrispondere un punto percentuale in meno del suo proprietario.
L’evoluzione (o l’involuzione?)
Ci hanno venduto il sogno dell’assistente digitale perfetto: ti organizza la giornata, ti suggerisce cosa mangiare, ti dice quante ore hai dormito male e ti segnala pure che hai passato 6 ore a guardare video di gattini.
E tu? Ringrazi.
Perché in fondo, non sei più tu a vivere: è lui che ti manda le notifiche per dirti cosa fare.
Siamo arrivati al punto che lo smartphone sa tutto di te: dove sei, cosa compri, con chi dormi e quante volte controlli se qualcuno ha visualizzato il messaggio (spoiler: sì, l’ha visto, ma non ti risponde perché non gli interessi).
Dalla mente all’app
Hai fame? Usi un’app.
Vuoi dormire meglio? Usi un’app.
Ti senti solo? Usi un’app… che ti fa sentire ancora più solo, ma con una grafica carina.
Abbiamo esternalizzato ogni forma di pensiero: la memoria, la geografia, la matematica, perfino la grammatica.
Se non fosse per il correttore automatico, il 90% dei messaggi sarebbe incomprensibile come una riunione su Teams senza microfono.
Quando il cervello diventa un optional
Il problema non è la tecnologia. È l’uso che ne facciamo — o meglio, il fatto che ormai è lei a usare noi.
Gli smartphone imparano ogni giorno, mentre noi disimpariamo.
Non ricordiamo più un numero di telefono, non sappiamo arrivare a casa senza Maps e non ci fidiamo di una notizia finché non la dice un influencer con l’anello di luce negli occhi.
E quando la batteria si scarica… il panico.
Come se ci avessero staccato dalla realtà (che, a ben vedere, è esattamente ciò che accade ogni giorno, anche con la batteria al 100%).
Morale della favola
I telefoni diventano più intelligenti, noi più dipendenti.
Forse la prossima evoluzione non sarà un iPhone 17 o un Galaxy Ultra 99, ma un chip direttamente nel cervello: così almeno evitiamo lo sforzo di pensare dove abbiamo lasciato il telefono.
Fino ad allora, continueremo a guardare lo schermo per sapere che ore sono, leggere un messaggio e — già che ci siamo — dimenticare cosa stavamo cercando di fare.
Conclusione (intelligente, per una volta)
L’intelligenza artificiale ci ha semplificato la vita, ma anche svuotato la testa.
Forse dovremmo ricordarci che la “smart” del telefono non è contagiosa.
