Quando le zavorrine diventano motocicliste

C’è un momento nella vita di una zavorrina in cui scatta qualcosa.
Non è la paura, non è la noia, non è nemmeno la cervicale post gita domenicale.
È l’illuminazione: quel preciso istante in cui, guardando il pilota davanti a sé, pensa…

Se lo fa lui, posso farlo anch’io. E sicuramente meglio.

E così, un giorno, quella ragazza che fino a ieri si sistemava i capelli sotto il casco e si lamentava del freddo, si presenta con un foglio rosa in mano e uno sguardo da ora vediamo chi guida chi.

L’evoluzione naturale

La zavorrina non nasce motociclista. Ci diventa.
Dopo anni di:

  • curve fatte con un occhio chiuso e l’altro su Google Maps (“ma dove stiamo andando?”),

  • panini sbriciolati dentro il bauletto,

  • e chilometri di “non andare così forte!”…

un giorno si stufa di subire e decide di prendere il manubrio in mano, letteralmente.

Da quel momento cambia tutto: il casco non è più un accessorio fashion, la giacca non serve solo a “stare bene nelle foto”, e la moto non è più “quella cosa rumorosa che vibra” ma “la mia moto”.

Il passaggio di potere

La scena è classica: lui la guarda, un po’ orgoglioso, un po’ terrorizzato.
Lei sorride, mette la prima e parte.
Lui resta lì, a chiedersi dove ha sbagliato… o peggio, se dovrà presto fare il zavorrino.

E quando arriva il giorno in cui lui si ritrova dietro, con le mani strette alla maniglia e la voce strozzata in gola mentre dice “vai piano”, l’universo ristabilisce l’equilibrio cosmico.

L’indipendenza su due ruote

Da lì in poi non c’è più ritorno.
La ex-zavorrina diventa una motociclista vera: parcheggia in modo discutibile, parla di rapporti e frizioni come se fosse nata in un’officina, e non esce di casa senza controllare il meteo come un meteorologo in preda all’ansia.
Il bello? Che finalmente non ha più bisogno di chiedere un passaggio.
Ora è lei il passaggio.

Morale

La zavorrina che diventa motociclista è la prova vivente che la libertà, quella vera, non si chiede… si conquista.
E a chi la guarda passare, casco integrale e sorriso nascosto, resta solo una certezza:

“È finita. Ora comanda lei.”

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