Ma la gente non è normale: la frase preferita… di chi normale non lo è più
C’è una scena che potresti vedere ovunque: una ragazza che cammina in pieno centro, telefono in mano, occhi fissi sullo schermo come se stesse ricevendo istruzioni da un’astronave. Parla, ma non al telefono: parla col telefono, come si parla al fidanzato, al cane o al semidio a cui si chiede un miracolo quotidiano.
E mentre avanza con l’eleganza di un carrello del supermercato con una ruota bloccata, pronuncia la frase più gettonata degli ultimi anni:
“Ma la gente non è normale.”
Ed ecco il punto:
quella frase è il sintomo, non la diagnosi.
Ormai “la gente non è normale” non è più un’osservazione:
è diventata una disciplina sportiva, un mantra, un intercalare identitario.
È la scialuppa emotiva di chi ha bisogno di sentirsi migliore degli altri almeno per i tre secondi necessari a dire la frase.
Perché questa frase è diventata così popolare?
Perché è perfetta:
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non richiede argomentazioni
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non richiede prove
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non richiede neanche di guardarsi allo specchio (e infatti nessuno lo fa)
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dà un senso di superiorità istantaneo
È il Fast Food del giudizio umano.
E il capolavoro è che la dicono soprattutto quelli che sono nel pieno di un comportamento assolutamente anormale:
chi guida con il telefono sul volante, chi cammina guardando TikTok, chi parla a viva voce in un supermercato come fosse la regia del Festival di Sanremo.
E tra una distrazione e l’altra:
“Ma la gente non è normale.”
La nuova normalità: giudicare tutto senza vedere niente
La normalità è diventata un concetto liquido, adattabile come i pantaloni con l’elastico: ognuno la stira dove gli pare.
Oggi basta:
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incontrare qualcuno che cammina più lento,
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vedere una persona che non usa il cellulare come fosse un’estensione del cervello,
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o semplicemente notare un comportamento leggermente diverso dal proprio,
per tirare fuori la frase magica:
“La gente non è normale.”
Che poi, detta da chi cammina in trance con lo smartphone a 10 centimetri dagli occhi, ha un che di poetico:
è come essere ripresi per cattiva alimentazione da uno che mangia la quarta brioche del mattino.
Il vero paradosso
Non solo non siamo più in grado di definire cos’è “normale”.
Abbiamo pure delegato questa definizione all’umore del momento, alla fretta, alla noia, e soprattutto… al telefono.
In fondo, oggi è normale:
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non guardare dove si cammina
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rispondere senza leggere
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giudicare senza pensare
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filmare invece di vivere
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e parlare di “normalità” senza averne mai vista una
Forse la cosa più normale che ci resta é proprio questa:
ripetere che gli altri non sono normali per non ammettere che non lo siamo neanche noi.
