La sinistra regala oro (involontario) alla casa editrice “di destra”: Saviano, Zerocalcare & il paradosso perfetto

C’era una volta una fiera del libro, tranquilla come un parcheggio a Ferragosto, finché qualcuno non ha scoperto che tra gli stand c’era anche una casa editrice che tende a destra.
Non estrema, non apocalittica: semplicemente… di destra.
Panico. Allarme rosso. Richiamare gli opinionisti.

Da lì esplode il solito copione: rinunce plateali, comunicati drammatici, appelli al boicottaggio. E come sempre accade, più si urla allo scandalo, più la gente comune, quella che compra i libri per leggerli e non per fare dichiarazioni ideologiche, si incuriosisce.

Risultato?
La casa editrice contestata diventa la più visitata, la più fotografata e probabilmente la più venduta dell’intera fiera.
Un autentico trionfo costruito non dal loro ufficio marketing, ma dalla sinistra stessa, che ormai sembra specializzarsi in una sola disciplina:
l’autogol culturale.

E non un autogol normale: proprio quello da centrocampo, a porta vuota, mentre il portiere dorme.
Perché più la sinistra mostra intolleranza verso chi non la pensa come lei, più dimostra di avere smarrito il concetto base della democrazia: il pluralismo.
E più demonizza, più il pubblico, che sorprendentemente è molto più maturo del teatrino, premia i bersagli del linciaggio morale.

In mezzo al caos, Saviano prova a ricordare che i libri non sono armi e che certe battaglie di “purezza” sono solo scorciatoie per sentirsi migliori.
Zerocalcare resta fedele alle sue idee, scelta rispettabile, ma la dinamica generale resta sempre quella:
la sinistra combatte contro chiunque esca dalla sua bolla, e nel farlo consegna agli altri visibilità, simpatia e pure qualche nuova vendita.

Ed eccoci alla parte migliore, la vera morale della favola:
La sinistra non ha più bisogno di avversari politici per mettersi in difficoltà.
Le basta se stessa.

Continuando a trasformare ogni dissenso in un affronto personale e ogni presenza sgradita in un sacrilegio, riesce nell’impresa straordinaria di far sembrare più equilibrato proprio chi voleva colpire.

Il pubblico, intanto, osserva e manda un messaggio chiarissimo:
“Ragazzi, siamo noi quelli maturi. Voi forse no.”

E se questi sono gli autogol, il giorno in cui festeggeranno qualcosa sarà probabilmente perché…
l’hanno vinto gli altri (ah no, loro vincono sempre anche se perdono).

Condividi

Potrebbero interessarti anche...