Francesca Albanese: quando la presunzione diventa un boomerang politico
C’è chi nasce con il dono della diplomazia, chi con il buonsenso… e poi c’è Francesca Albanese, che deve averli entrambi schivati con cura. Fino a ieri idolatrata come “voce illuminata” dei pro-Pal, oggi è un incrocio tra una patata bollente e un carico di porcellana trasportato su un’auto da rally.
La nostra protagonista, sempre elegante nella sua infinita saccenza, aveva pensato bene di commentare l’assalto alla redazione de La Stampa con un raffinato:
«Condanno l’irruzione… MA i giornali devono tornare a fare il loro lavoro».
Ah, eccola la firma inconfondibile della presunzione a chilometri zero. Una frase che trasuda quell’arroganza da “io so tutto, voi no” che ormai è il marchio registrato della relatrice ONU.
Poi, ovviamente, arriva la ritrattazione su X.
Maldestro tentativo n. 253:
«Le mie parole sono state travisate».
Certo, perché se c’è una cosa che la Albanese non fa mai è sbagliare. Sono gli altri che capiscono male. Tutti. Sempre.
Bologna: dal “diamole la cittadinanza” al “toccatela voi che io passo”
Il Comune di Bologna, inizialmente rapito dal fascino della super-sapiente relatrice, aveva pensato di darle la cittadinanza onoraria.
Una scelta che oggi suona più o meno come adottare un cinghiale pensando sia un chihuahua.
Il PD locale ora si strappa i capelli:
«Le sue parole sono incompatibili con la cittadinanza onoraria».
Avete presente quando firmi un contratto senza leggere le clausole e poi scopri che include la vendita della tua anima? Ecco, qualcosa del genere.
Il sindaco Lepore, con un tempismo degno di un freno a mano tirato in corsa, precisa:
«La democrazia è forte se si rispetta la stampa».
Traduzione: “Noi quella roba lì che ha detto lei non la vogliamo neanche in foto.”
E i consiglieri che l’avevano votata?
Ora si dichiarano pentiti.
«Su di lei ci siamo sbagliati».
Grazie, lo avevamo intuito.
Firenze: l’unica città che insiste a voler fare brutta figura
Mentre tutti scappano come se la Albanese fosse un router senza firewall, Firenze decide di raddoppiare.
Commissione convocata, titolo eloquente:
“Solidarietà e cittadinanza onoraria a Francesca Albanese”.
Un atto di coraggio?
No, un atto di testardaggine politica mascherata da idealismo.
Come buttarsi di proposito in una pozzanghera e dire che è per principio.
Il centrodestra ovviamente è pronto ai forconi.
E per una volta, è pure comprensibile.
Milano: silenzio e imbarazzo, la combinazione preferita
A Milano qualcuno ha lanciato l’idea della cittadinanza onoraria, ma la maggioranza ha reagito come quando ti arriva un messaggio dell’ex alle 2 di notte:
lo leggi, sbianca la faccia e lo chiudi senza rispondere.
Meglio evitare figuracce inutili.
Per una volta, saggi.
La destra nel suo habitat naturale: “toglietele tutto!”
La Lega chiede di cancellare qualsiasi riconoscimento.
«Ogni giorno si distingue in peggio».
Una frase che, al netto del lato politico, contiene un certo livello di poesia involontaria.
Conclusione?
Francesca Albanese è riuscita in qualcosa di straordinario:
mettere d’accordo tutti, ma contro di lei.
Tra presunzione, saccenza e un tempismo comunicativo degno di un blackout improvviso, si è trasformata nel simbolo perfetto di come una carriera diplomatica possa capovolgersi con un paio di frasi dette (e ridette male).
Adesso tutti la evitano.
E francamente, con quello stile… li capisco benissimo.
