Quando Cloudflare starnutisce, mezzo Internet prende il raffreddore
Oggi Internet ha deciso di prendersi una pausa caffè. Lunga. Molto lunga. E tutto grazie a Cloudflare, il colosso che gestisce una fetta così grande del web che quando si inceppa lui… si inceppano tutti. Da X a ChatGPT, da Spotify a Canva: un blackout digitale degno delle migliori maratone di “pagina non trovata”.
Per ore milioni di utenti hanno scoperto cosa significa davvero essere offline: guardare una rotellina che gira, leggere un poetico “Error 500” e chiedersi se la fibra avesse improvvisamente preso una cotta per il modem del vicino.
Cloudflare, il vigile urbano del web che oggi ha fischiato male
Per chi non lo sapesse, Cloudflare è una delle reti più grandi del pianeta.
Parliamo di un servizio che processa 81 milioni di richieste HTTP al secondo, praticamente la quantità di notifiche che riceve un influencer in un minuto di vita. Se si blocca lui, il web non si accascia… crolla proprio.
Oggi la musica è stata questa: “Abbiamo un problema col portale di supporto”, tradotto dal tecnichese: non funziona niente, abbiate pazienza. Gli sviluppatori poi hanno rassicurato il mondo dicendo che le risposte ai ticket non erano coinvolte: certo, peccato che i ticket non si potessero neppure aprire.
Nel pomeriggio, verso le 16, la redenzione: “È stata implementata una correzione”. Internet ha ripreso fiato, i social hanno smesso di piangere e la gente ha potuto tornare alla sua attività preferita: lamentarsi online.
Chi è andato giù? Praticamente… tutti
Fare la lista completa è impossibile. È più facile elencare quelli che sono rimasti su.
I down più celebri:
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X (Elon Musk avrà twittato una bestemmia in klingon)
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ChatGPT (ironia della sorte: l’IA non rispondeva. Un silenzio più rumoroso di mille prompt)
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Spotify
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Canva
Cloudflare nel frattempo aggiornava la propria pagina di stato ogni ora: prima “stiamo investigando”, poi “abbiamo identificato il problema”, infine “ok tutto a posto”. Tipico copione tecnico: prima il panico, poi il sollievo, poi un “monitoriamo la situazione” per non sbilanciarsi troppo.
Downdetector? Anche lui in down, perché la coerenza è tutto
Come sempre, Downdetector è corso ad avvisare che Internet era in fiamme…
…finché anche lui non è caduto.
Una piattaforma che segnala i problemi… che smette di funzionare mentre segnala i problemi. È poesia digitale.
Secondo i dati (quando sono tornati disponibili), il 61% delle segnalazioni riguardava problemi di connessione al server, il 29% ai siti web e il 13% al DNS. Insomma: un disastro democratico.
La chicca finale?
La mappa interattiva di Downdetector mostrava questo messaggio:
“Blocca challenges.cloudflare.com per continuare.”
Certo. Come no. Aspetta solo che ti passi il mouse magico.
Morale della favola
Internet è enorme, complesso e potente… finché un singolo ingranaggio gigante come Cloudflare non decide di farsi un riposino.
E allora tutto torna all’età della pietra: niente social, niente musica, niente IA. Solo tu, il tuo router e un fortissimo senso di abbandono.
