Categoria: Social

Insulti di sinistra e insulti di destra: i tifosi social che lavorano gratis per la politica

Gli insulti di sinistra e insulti di destra sui social sono diventati una specie di sport nazionale, con la differenza che nello sport almeno ogni tanto qualcuno corre davvero. Qui no: qui si corre solo dietro alle parole degli altri. E la cosa più comica, anzi, tragicamente comica, è che a fare i duri, i puri, i paladini, spesso sono persone che non sanno neppure cosa stanno difendendo. Difendono una maglia. O meglio: un meme. La verità è che i...

La campagna ASL Roma 1 continua: dal “vaccino di bene” al volantino della lavatrice

Quando pensavo che la campagna “Mi voglio un vaccino di bene” avesse già dato il massimo con il tizio che si abbraccia da solo nel cuore giallo, ASL Roma 1 ha deciso di rilanciare.E come rilancia?Con una sfilata di grafiche che sembrano uscite direttamente dal volantino del Trony, con la promozione di metà mese: “TI VOGLIO UN VACCINO DI BENE” “E DEGLI ALTRI”(che detta così sembra quasi una minaccia: o ti vaccini tu, o vacciniamo qualcuno al posto tuo). Poi...

Chiusura dei supermercati la domenica: il dibattito più inutile sui social

Ogni tanto, come le cimici asiatiche o i post motivazionali con il tramonto dietro, sui social ritorna il grande classico: “Sei favorevole alla chiusura dei supermercati la domenica, così da dare un po’ di riposo a cassiere e cassieri?” Una domanda che sembra uscita da un sondaggio del 1998, ma che nel 2025 continua misteriosamente a riesumarsi nei feed di tutti. E ogni volta succede la stessa identica cosa: si formano le due fazioni, pronte a scannarsi come se si...

Il social burnout: quando la gente “lascia i social”… annunciandolo sui social

Ci sono certezze nella vita: le tasse, la fila all’INPS, il vicino che taglia l’erba la domenica mattina… e l’utente che, stremato dalla vita online, pubblica il suo epico “Basta, me ne vado dai social”. Ovviamente… sui social. Siamo davanti a uno dei più raffinati paradossi dell’era digitale: dichiarare la propria fuga dalla gabbia proprio dalla gabbia. Una sorta di addio al nubilato celebrato direttamente all’altare. La dichiarazione drammatica La scena è sempre la stessa: un post lungo quanto il...

Gli haters professionisti: quelli che commentano prima ancora di leggere

  “L’importante è indignarsi, non capire” Se esistesse un campionato mondiale dell’indignazione istantanea, l’Italia porterebbe a casa medaglie d’oro, d’argento e pure quelle di latta.Il fenomeno ormai è chiaro: c’è una categoria di utenti, gli haters professionisti, che possiede una straordinaria abilità naturale, quasi da superpotere.No, non leggono velocissimo.No, non capiscono meglio degli altri.Semplicemente commentano prima ancora di aprire il post. Una specie evoluta di critico digitale, metà lettore, metà sfera di cristallo, capace di emettere giudizi granitici basandosi esclusivamente su:...

Le previsioni infallibili (a rovescio) dei fact-checker

Dal “Putin ha finito le risorse” al “sarà solo un’influenza”: il museo delle verità a tempo determinato (e dei fact-checker assoldati dai social). Ci fu un tempo, non troppo lontano, in cui bastava un logo, un tono serio e una data precisa per trasformare qualsiasi opinione in verità assoluta. Erano i giorni gloriosi dei fact-checker, i nuovi oracoli del web, quelli che separavano il grano dalla fake news.Peccato che, col passare del tempo, abbiano confuso i ruoli: il grano lo...

“Nessuno metterà mi piace a…” — il capolavoro (bah) dell’acchiappalike moderno

Ogni giorno su Facebook ne spunta uno nuovo.Una foto qualunque, un tramonto, un cane, un bambino, una pizza, o peggio ancora un selfie accompagnata dalla frase magica:«Nessuno metterà mi piace a questa foto». (O “nessuno condividerà” e via dicendo) E da lì parte la fiera dell’ovvio: tutti mettono il like.Perché l’essere umano, di fronte a una sfida così profonda e intellettuale, non riesce a resistere. È come dire “non premere quel pulsante rosso”.E Facebook diventa un enorme esperimento sociale di...

BuBu Burioni lascia i social: “Non mi insultate più gratis, fatelo con carta di credito”

Sottotitolo:Il “divulgatore scientifico” si stanca della “sputacchiera gratuita” dei social e trasloca su una piattaforma a pagamento. Finalmente insulti con ricevuta fiscale. BuBu e la rivoluzione del pay-per-insulto Dopo anni di apparizioni televisive, conferenze, tweet e post in ogni dove, Roberto Burioni anzi, BuBu per gli amici del telecomando, ha deciso di dire addio ai social “gratuiti”. Troppi insulti, troppa volgarità, troppa libertà.E allora, soluzione geniale: mettere un pedaggio digitale all’indignazione. Su Substack, annuncia il Professore, chi vorrà contestarlo dovrà almeno...