Bambini in corteo, ma con stile: la nuova frontiera dell’educazione creativa
C’è chi porta i bambini al museo, chi alla fattoria didattica… e poi c’è la maestra di Genova che ha pensato: “Perché non far provare ai piccoli un bel corteo politico? Che male vuoi che faccia un po’ di militanza, tra una merendina e un disegno a matita?”.
Già li vedo: sei anni, zaino delle Tartarughe Ninja, e bandierina sindacale in mano. Manca solo la tessera USB nel diario e siamo a posto.
Perché sì, ormai in Italia l’educazione si divide in tre fasi:
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Asilo: impari i colori.
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Elementari: impari a leggere e scrivere.
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Ultimo anno: ti schieri politicamente, possibilmente fotografato mentre reggi un vessillo più grande di te.
La scena: più che una gita, un remake di “Piccoli Partigiani Crescono”
Il post social della maestra è epico. Bimbi immortalati in piazza come fossero comparse nel live-action della geopolitica contemporanea: bandiere rosse, bandiere palestinesi e zero, ma proprio zero, volti oscurati.
Perché la privacy dei minori è importante… tranne quando rischia di rovinare la foto perfetta per Facebook.
Uno dei bambini è praticamente inghiottito da una bandiera palestinese. A occhio, non sa distinguere la Palestina dal pianeta Venere, ma non importa: l’importante è partecipare! E soprattutto postare.
La maestra influencer della geopolitica infantile
La didascalia del post è un piccolo capolavoro di retorica creativa:
“Ce lo chiede la Costituzione!”, “Siamo la loro voce!”, “W Genova resistente!”, “W la Palestina libera!”.
Aspettiamo solo la prossima puntata: W i pannolini biodegradabili! W il brodino caldo! W la ricreazione antifascista!.
E attenzione: la maestra ci tiene a specificare che è iscritta alla CGIL da 28 anni. Una dichiarazione così importante che probabilmente i suoi alunni hanno imparato prima questo dato che la tabellina del 3.
Il governo cattivo, i bambini buoni, la maestra che salva il mondo
Nel post non manca il classico capitolo dedicato all’anatema contro il Governo: spende troppo in armi, taglia la scuola pubblica, mette bavagli…
Cose che, ovviamente, un bambino di 7 anni comprende perfettamente tra un “maestra posso andare in bagno?” e un “ho perso il mio evidenziatore blu”.
D’altra parte, se bisogna protestare, meglio farlo presto: non vorremo mica che i piccoli sviluppino un pensiero critico autonomo, vero?
La politica: quella vera, quella degli adulti che urlano
A ricordare che siamo nel mondo reale arriva Rossano Sasso, che praticamente urla:
“Basta trasformare le classi in sezioni di partito!”.
Che poi, povero Sasso, forse non ha colto che ormai è tutto gamificato: oggi corteo, domani laboratorio di slogan creativi, dopodomani “Disegniamo il conflitto in Medio Oriente” (con cartoncini formato A4, eh).
Conclusione: la missione educativa 2.0
Ora sappiamo che il percorso educativo standard è cambiato.
E la colpa non è dei bambini, che sono sempre adorabili.
La colpa è degli adulti che li usano come supporti da bandiera con le gambe.
Che poi, basterebbe ricordare una verità semplice, quasi banale:
I bambini non devono lottare per cambiare il mondo. Devono prima capire dov’è la Palestina sulla mappa.
