Automobilisti vs Ciclisti: la guerra civile del traffico moderno

C’è chi parla di politica, chi di calcio… e poi ci sono loro: automobilisti e ciclisti, le due fazioni più accanite del mondo moderno. Due tribù che si odiano cordialmente e si incontrano ogni giorno sull’asfalto per regolare i conti, metro dopo metro, buca dopo buca.

Da una parte gli automobilisti, convinti che la strada sia un diritto di nascita, e che il clacson sia una forma di comunicazione riconosciuta dall’ONU.
Dall’altra i ciclisti, fieri paladini della mobilità sostenibile, che pedalano con la stessa espressione di chi salva il pianeta… anche se intanto occupano due corsie e ti guardano male se osi superare.

“Io rispetto il codice della strada… a modo mio”

Per gli automobilisti il ciclista è una creatura mitologica: lento in salita, improvvisamente velocissimo quando serve attraversare col rosso.
Per i ciclisti, invece, l’automobilista è una specie di troll di ferro con l’abitudine di sorpassare a tre centimetri, giusto per ricordarti che “eh, ma tu non paghi il bollo”.

E mentre il primo urla dal finestrino “ma vai in pista!”, il secondo risponde con un elegante gesto a cinque dita (usandone solo una).
L’educazione stradale, del resto, è un optional.

La corsia perfetta non esiste

Ci hanno provato con le piste ciclabili, ma per qualche ragione finiscono sempre nel nulla, magari contro un palo, una fermata dell’autobus o direttamente su una rotonda a caso.
Gli automobilisti, intanto, continuano a parcheggiare sopra le piste, “solo due minuti”, che in linguaggio automobilistico vuol dire finché non mi arrtivano i vigili.

Tecnologia al servizio della guerra

Il ciclista sfoggia il suo smartwatch, il sensore di cadenza, l’app che traccia i battiti e il GPS che urla “nuovo record personale”.
L’automobilista risponde con Android Auto (o CarPlay per i più fighi), sensori di parcheggio, telecamere a 360°, cruise control e… il telefono in mano, ovviamente, perché “sto solo guardando il navigatore”.

Entrambi comunque finiranno nello stesso ingorgo: uno nel traffico, l’altro nel gruppo WhatsApp “Pedalatori Liberi” dove si lamentano degli automobilisti.

L’unico punto d’accordo

Alla fine, un punto d’incontro esiste: nessuno dei due rispetta il pedone.
Lui, povero, rimane lì sul marciapiede, aspettando che qualcuno si ricordi che le strisce non sono decorazioni urbane.
Automobilista o ciclista, poco cambia: entrambi lo guardano come un ostacolo di contorno, una comparsa in questa saga infinita del traffico quotidiano.

Conclusione (provvisoria, perché la guerra continua)

Finché ci saranno ruote e orgoglio, questa lotta non finirà.
Gli automobilisti continueranno a dire “i ciclisti non rispettano le regole”, e i ciclisti ribatteranno “gli automobilisti sono assassini su quattro ruote”.
Nel frattempo, l’unico che vince davvero… è il meccanico, che ripara le bici e le auto di entrambi.

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