La campagna ASL Roma 1 continua: dal “vaccino di bene” al volantino della lavatrice
Quando pensavo che la campagna “Mi voglio un vaccino di bene” avesse già dato il massimo con il tizio che si abbraccia da solo nel cuore giallo, ASL Roma 1 ha deciso di rilanciare.
E come rilancia?
Con una sfilata di grafiche che sembrano uscite direttamente dal volantino del Trony, con la promozione di metà mese:
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“TI VOGLIO UN VACCINO DI BENE”
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“E DEGLI ALTRI”
(che detta così sembra quasi una minaccia: o ti vaccini tu, o vacciniamo qualcuno al posto tuo).
Poi si passa alla schermata successiva, una roba da catalogo elettrodomestici:
“La ASL Roma 1 esegue tutte le vaccinazioni obbligatorie e raccomandate”, sfondo sfumato lilla, impaginazione stile “lavatrice in offerta a 299€ con 10 anni di garanzia”.
E poi ancora: elenco puntato, sfondo arancione, titolo gigantesco “LE VACCINAZIONI DISPONIBILI”.
Leggendolo mi aspettavo qualcosa tipo:
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Infanzia e adolescenza
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Età fertile e gravidanza
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Over 65
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Funzione Eco-Wash con risparmio energetico A+++
E invece no, sono categorie cliniche.
Ma l’impatto visivo è identico a quando il supermercato ti propone la lista dei detersivi speciali.
L’ultima chicca?
La diapositiva verde acqua con scritto:
“Il vaccino protegge te e chi ami. SCOPRI DI PIÙ.”
Se al posto del cuoricino ci avessero messo un tasto “CARRELLO”, nessuno avrebbe notato la differenza.
Insomma, l’intento era fare una campagna tenera, rassicurante, colorata.
Il risultato è qualcosa a metà tra:
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una pubblicità della Mulino Bianco,
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un volantino MediaWorld,
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e un corso motivazionale “amati di più con il vaccino gratis”.
Che poi, ricordiamolo, ci tengono sempre a sottolinearlo:
è gratis.
Che ormai sta diventando il vero slogan ufficiale della campagna.
Però, nonostante cuoricini, sorrisi, colori pastello e grafica da elettrodomestico, sotto i post è esplosa la solita pioggia di insulti e polemiche.
Una valanga.
Praticamente l’Italia si è divisa fra:
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chi vede una campagna innocua
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e chi vede la fine della civiltà occidentale
…mentre i social, come sempre, si trasformano nel ring del WWF (non quello dei panda: quell’altro).
Alla fine resta una certezza:
la comunicazione istituzionale italiana ha un dono speciale.
Riesce a trasformare qualunque messaggio, anche il più semplice, in una discussione da bar con finali esplosivi.
