La Russia ci attaccherà… dopo che ci siamo riarmati. Certo, come no. Ma se lo dice Rutte !

Mark Rutte entra in scena a Berlino e parte subito con il trailer dell’ennesimo film catastrofico:

“Siamo il prossimo obiettivo della Russia.”

Prima osservazione logica:

Se la Russia volesse davvero attaccare la NATO, non sceglierebbe certo di farlo dopo che l’Europa si è riarmata, dopo che gli alleati hanno alzato i budget militari e dopo aver reso pubblico ogni piano di rafforzamento.

È come annunciare a un ladro che stai installando un sistema d’allarme… e aspettarsi che rubi dopo i lavori, non prima.

E giusto per chiarezza:
non bisogna essere putiniani o filo-russi per accorgersi che questa è una sceneggiata.
È semplicemente questione di logica, non di geopolitica da tifo calcistico.

Seconda osservazione logica:
Rutte non è esattamente famoso per la sua visione strategica impeccabile.
In patria ha lasciato una serie di “capolavori” che ancora oggi bruciano:

  • scandali fiscali che hanno distrutto intere famiglie,

  • la crisi del settore agricolo causata da politiche affrettate e mal gestite,

  • proteste di massa,

  • un governo crollato dopo l’altro.

Insomma, uno che arriva con un passato così e ti parla di sicurezza…
fa lo stesso effetto del piromane che ti spiega come prevenire gli incendi.

Il dramma dell’urgenza… riciclata

Rutte insiste che bisogna agire subito, ora, ieri.
Un copione già visto: creare l’emergenza, gridare al pericolo, poi chiedere soldi. Tanti.
E naturalmente, chi chiede soldi non è mai compiacente: è “previdente”.

Curioso però che questo allarme non sia sostenuto da nessuna logica operativa.
Ma quando serve spingere la spesa militare, la logica è sempre opzionale.

Putin, l’impero del male e la sceneggiatura riciclata

Come da tradizione, si ripropone il grande classico dell’“impero del male”.
Una Russia dipinta come forza espansionista pronta a conquistare l’Occidente, anche se i fatti mostrano una situazione molto meno cinematografica e molto più sfumata.

La narrativa però funziona sempre:
crea tensione, genera titoli, giustifica scelte politiche che in condizioni normali richiederebbero qualche dato concreto in più.
Il trucco è semplice: trasformare ogni mossa russa in un capitolo di un thriller geopolitico… anche quando la realtà è molto più complessa e meno spettacolare.

E nel pacchetto “minaccia globale” non possono mancare gli ingredienti obbligatori:
Cina, Corea del Nord, Iran.
Un trio che si infila ovunque come il prezzemolo, utile a dare un sapore più drammatico a qualsiasi discorso allarmistico.

Il colpo di teatro: Trump pacificatore

A un certo punto Rutte lancia il plot twist:
elogia Trump come “l’unico che può portare la Russia al tavolo”.

In un colpo solo otteniamo geopolitica, cabaret e paradosso esistenziale.
Una combo che nel suo curriculum olandese aveva già dato prova di efficacia… discutibile.

Europa, preparati a pagare (anche se l’allarme è sgonfio)

Rutte afferma che alcuni report sulla volontà degli USA di scaricare la difesa sugli europei sono falsi.
Perfetto.
Però, sorprendentemente, bisogna comunque spendere di più, molto di più, sempre di più.

Una logica ferrea: il problema magari non esiste, ma i soldi servono lo stesso.

Il riarmo green, sostenibile e, ovviamente, inclusivo

E già che si parla di spese miliardarie, manca solo l’annuncio ufficiale:
il riarmo europeo sarà green, sostenibile e pure inclusivo.

Non lo ha detto nessuno (per ora), ma conoscendo la comunicazione istituzionale non ci stupiremmo se domani presentassero:
– missili compostabili,
– carri armati ad alimentazione “ecologica”,
– bombe a impatto zero,
– truppe carbon neutral entro il 2030.

Il tutto condito da slogan femministi, clima-friendly e orientati alla diversità.
Una meraviglia: cannucce vietate, tappi che non si staccano dalla bottiglia ma sistemi d’arma orgogliosamente “eco-responsabili”.

Sostenibili? Certo.
Inclusivi? Ovvio.
Ridicoli? Decisamente sì.

Conclusione: un allarme inconsistente annunciato da chi ha già fatto abbastanza danni

Il paradosso è completo:
Rutte parla di pericolo imminente, ma la premessa è illogica.
Dipinge una Russia pronta ad attaccarci in futuro, dopo che l’Europa avrà terminato di riarmarsi.
Una tesi così debole che cadrebbe da sola anche senza spingerla.

E quando a lanciare l’allarme è una figura che nei Paesi Bassi ha lasciato più macerie politiche che riforme funzionanti, la credibilità non decolla.
Anzi: evapora.

L’impressione finale?
Più che una strategia per la sicurezza, sembra l’ennesima sceneggiata per giustificare nuovi budget.
E questa, sì, è una minaccia reale.

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