Mi sono imbattuto casualmente nel “manifesto” della Rete Docenti per Gaza… e ho voluto approfondire la cosa. Pessima idea.
Prima di iniziare, mettiamo subito i puntini sulle “i”, così evitiamo fraintendimenti e soprattutto l’arrivo dei soliti commentatori con la bava alla tastiera.
Io non parteggio né per una parte né per l’altra.
Non mi interessa fare il tifoso geopolitico, non ho bandiere da difendere e non cerco appartenenze.
Quello che non sopporto, invece, sono le posizioni ideologiche a senso unico, quelle che si travestono da analisi critica mentre fanno l’esatto contrario.
E infatti, per carità: le intenzioni saranno anche nobili, ma il risultato è un documento che sembra scritto per denunciare la mancanza di pensiero critico… evitando accuratamente di usarne.
E siccome questo punto tende misteriosamente a sfuggire a chi commenta senza leggere, lo ribadisco:
qualsiasi commento, volgare o meno, che ignorerà questa premessa verrà trattato per ciò che è: un fastidioso rumore di zanzara.
Non cambia nulla, non incide su nulla e soprattutto non merita attenzione.
Bene, ora possiamo passare al manifesto. Anti-zanzare inserito, modalità analisi attiva.
1. La scuola: ostacolata, soffocata e manipolata… ma anche guida morale del Paese
Prima dichiarano:
“Il senso critico viene ostacolato negli ambienti deputati alla conoscenza.”
Perfetto.
La scuola è un disastro epistemologico.
Subito dopo:
“La scuola deve essere un baluardo imprescindibile della società civile e democratica.”
Quindi: la scuola non sa educare, ma deve educare il Paese.
Una specie di auto officina che non sa cambiare l’olio… ma deve fare il tagliando all’Italia.
2. Contro le narrazioni unilaterali… con la narrazione più unilaterale dell’anno
Il manifesto afferma di voler combattere “narrazioni a senso unico”.
E per riuscirci… ne produce una perfettamente monodirezionale:
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nessuna menzione del 7 ottobre,
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nessun riferimento agli attacchi di Hamas,
-
nessuna contestualizzazione politica,
-
zero equilibrio nelle fonti,
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zero accenno alle vittime israeliane.
Una difesa del pensiero critico che funziona solo se non la applichi al testo stesso.
3. Difendere il Sapere! Ma solo quello che conferma la tesi
Il documento esige rigore, complessità, profondità.
Poi usa:
-
stime presentate come dati,
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rapporti ONG elevati a verità assoluta,
-
pareri consultivi interpretati come sentenze,
-
risoluzioni ONU (non vincolanti) trattate come mandati celesti.
Difendere il Sapere sì… ma quello scelto con il filtro “solo conferme”.
4. No ai doppi standard! (purché lo standard sia solo uno)
Il manifesto condanna la distinzione tra vittime di serie A e di serie B.
E infatti:
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parla solo delle vittime palestinesi,
-
non cita alcun contesto sull’origine del conflitto,
-
non menziona alcuna violenza contro civili israeliani,
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non riconosce minimamente responsabilità multiple.
Un equilibrio che pende talmente da una parte che dovrebbero mettergli sotto un puntello antisismico.
5. Basta propaganda militare nella scuola! Però la scuola deve fare pressioni politiche
La scuola, dicono, non deve essere politicizzata né strumentalizzata.
Poi chiedono:
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sospensione dei rapporti diplomatici con Israele,
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embargo sulle armi,
-
pressione diretta sul governo,
-
una revisione totale dei paradigmi pedagogici.
Neutralità interpretata come militanza, insomma.
6. La società italiana è colonialista… ma perfetta per accogliere i bambini palestinesi
Secondo il documento, la nostra società:
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è colonialista,
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è egemonica,
-
distorce il sapere,
-
schiaccia le minoranze.
Però:
“Dobbiamo accogliere i bambini palestinesi nel nostro sistema scolastico.”
Mi sfugge il passaggio logico:
se il sistema è oppressivo… perché dovrebbe diventare la salvezza per altri bambini?
7. Abbandoniamo l’intercultura! Ora vogliamo il Sapere “decoloniale”
Loro criticano la scuola perché “ideologizzata”.
Soluzione?
Imporre una pedagogia decoloniale a tutta la scuola italiana.
È un po’ come dire:
“Per liberarvi dalla propaganda, ecco la propaganda corretta.”
8. La scuola dev’essere fondata sul libero pensiero… ma tutti devono pensarla allo stesso modo
Il manifesto difende la libertà di pensiero.
Poi specifica:
“Il mondo della scuola TUTTO deve rifiutare…”
Niente spazio per dissenso, pluralismo, discussione.
Libero pensiero sì, ma su prenotazione.
Conclusione: un manifesto che vuole spiegare la complessità… semplificando tutto
Il documento si propone come:
-
moralmente superiore,
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criticamente attrezzato,
-
pedagogicamente rivoluzionario,
-
politicamente determinante.
Ma presenta contraddizioni in ogni punto:
-
difende la neutralità chiedendo militanza,
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difende il pensiero critico usando un filtro narrativo univoco,
-
difende la complessità riducendo tutto a un’unica versione possibile,
-
difende la scuola accusandola di non funzionare,
-
difende l’uguaglianza applicando doppi standard.
Insomma:
un manifesto contro le posizioni ideologiche a senso unico… scritto usando una posizione ideologica a senso unico.
E no, non serve prendere “una parte” per accorgersene:
basta leggere senza paraocchi.
