Quando l’Eurocamera dice “no”: panico generale e scorte di camomilla a sinistra
Pare che a Bruxelles sia successa una cosa che nessuno si aspettava: per una volta hanno detto no. E ovviamente la sinistra italiana è andata in tilt come Windows 95 quando aprivi troppe finestre.
La storia è semplice: qualcuno nel Parlamento europeo aveva proposto una “missione” in Italia per verificare lo stato di diritto. Una specie di gita scolastica con il registro in mano per controllare se il Paese si comporta bene: libertà di stampa, giustizia, diritti Lgbt… insomma, il classico pacchetto “Italia cattiva, Europa col ditino alzato”.
Una missione talmente importante e seria che sembrava quasi fosse già pronta la playlist del viaggio, probabilmente con “Bella ciao” in loop.
Peccato che la Conferenza dei capigruppo abbia rovinato la festa: Popolari, Conservatori, Patrioti e compagnia cantante hanno deciso che no, la “missione investigativa” non s’ha da fare. Una mazzata per chi pregustava già l’ennesimo processo mediatico al governo italiano con buffet finale e comunicato stampa indignato.
Scene di panico: “Ci bloccano! Ci censurano! Ci temono!”
Il M5S, fedele alla linea “se c’è da strillare, strilliamo”, ha subito denunciato il complotto (anzi: gomblotto).
Secondo loro, bloccare questa missione è come mettere una museruola a giornalisti (come se non ne dicessero già peste e corna sul Governo), magistratura (come se già non boicottasse le scelte del Governo), libertà civili (quali esattamente ?), libertà sociali (ovvero ?), libertà democratiche (a davvero ?), libertà di scegliere il gusto del gelato… un delirio.
Pedullà praticamente vedeva minacce alla democrazia anche nella macchinetta del caffè del Parlamento.
Dal fronte Pd, invece, il solito tormentone: “di cosa hanno paura Meloni e la destra?”.
Giustamente: se uno ti vuole “verificare” come se fossi all’esame di riparazione a settembre, devi essere felice, no? Come no.
E poi c’era la presidente della Vigilanza Rai, scandalizzata per lo stop alla missione. Considerando che l’oggetto era la libertà di stampa, almeno stavolta la coerenza non manca: se non c’è un allarme democratico da lanciare ogni 72 ore, alcuni si sentono male.
Plot twist: la cosa grave era… l’idea stessa della missione
Maurizio Lupi ha provato a far notare una cosa ovvia: “Scusate, ma davvero vi sembra normale che l’Ue mandi una delegazione a controllare lo stato di diritto in Italia? A ridosso di un referendum, pure?”.
Risposta a sinistra: rumore bianco.
Perché il punto, naturalmente, non è difendere la democrazia: è usarla come clava politica.
Che poi è esattamente quello che molti esponenti del centrosinistra fanno da anni: se perdono in Italia, provano a cavarsela chiedendo il VAR a Bruxelles.
Procaccini chiude il sipario: “Le missioni non sono più un giocattolo”
Infine arriva Procaccini di Ecr a spegnere l’ultimo lumicino di speranza della sinistra:
in sostanza dice che fino a ieri usavano queste missioni come i jolly di un gioco da tavolo, oggi la maggioranza è cambiata e non funziona più.
E questo, evidentemente, fa più male del “no” alla missione in sé.
Perché una cosa è perdere.
Un’altra è perdere perché non puoi più usare l’Eurocamera come ufficio reclami contro il tuo stesso Paese.
Conclusione: giornata nera per chi sperava nell’ennesima “missione punitiva”
Riassunto: la sinistra voleva l’Eurocamera per bacchettare l’Italia; l’Eurocamera ha detto “no grazie”; e ora partono gli allarmi democratici a raffica.
Il tutto condito dal solito retroscena tragico-comico: quando non si riesce a far cadere il governo in Italia, si tenta di farlo cadere in Europa.
Ma stavolta è andata male. Drammaticamente male.
Talmente male che qualcuno probabilmente vuole già organizzare… una missione a Bruxelles per capire perché la missione non sia passata.
