Guerra di batterie e pistoni: elettrici contro termici, chi salverà il mondo (o almeno il parcheggio)?

C’è una guerra silenziosa che si combatte ogni giorno nei parcheggi dei supermercati, nei bar, sui social e persino nelle cene tra amici: quella tra i proprietari di auto elettriche e quelli delle vecchie (e cattivissime) auto a benzina o diesel.
Una guerra fatta di ricariche lente, puzze di scarico e moralismi ambientali, dove ognuno è convinto di avere in mano la chiave, letteralmente, del futuro dell’umanità.

Gli elettrici: i nuovi paladini del pianeta

Arrivano in silenzio, perché “loro non fanno rumore”, e si sentono un po’ come Tony Stark ogni volta che attaccano il cavo alla colonnina. Ti guardano dall’alto in basso mentre fanno il pieno di elettroni e ti ricordano, con tono compassionevole, che la tua auto “uccide gli orsi polari”.
Peccato che poi la colonnina non funzioni, o che servano 60 minuti per fare il pieno mentre tu, nel frattempo, hai imparato il sanscrito e hai prenotato la pensione.

E quando qualcuno fa notare che le batterie vengono prodotte in paesi dove i diritti dei lavoratori sono un optional, rispondono: “Sì, ma almeno non emetto CO₂.” Certo, ma nemmeno mentre sei fermo da due ore perché l’app della colonnina si è bloccata.

I termici: i dinosauri che non si estinguono

Dall’altra parte ci sono loro, i nostalgici del pistone, quelli che amano il suono del motore come una sinfonia meccanica. Ti dicono con orgoglio: “Io con un pieno faccio 900 km e non devo cercare prese di corrente come un tossico in crisi d’astinenza.”
Sono i resistenti del Green Deal, quelli che non credono al futuro elettrico perché “tanto la corrente viene dal carbone”.

E mentre l’Europa impone scadenze e limiti di emissioni sempre più stringenti, loro guardano il proprio diesel Euro 3 e pensano: “Ti porto fino alla fine del mondo, anche se l’UE non vuole.”

Il Green Deal: la favola della transizione felice

Ah, il Green Deal.
Quel meraviglioso piano che promette un’Europa verde, sostenibile, ecologica e possibilmente senza divertimento.
Secondo i burocrati di Bruxelles, tra qualche anno dovremo tutti viaggiare in silenzio, con auto che si ricaricano da sole, energia che viene dal vento, e parcheggi coperti di pannelli solari.

La realtà, invece, è fatta di blackout, bollette che sembrano mutui e colonnine di ricarica che funzionano solo quando c’è la luna piena e Mercurio in trigono.

Alla fine, chi ha ragione?

Probabilmente nessuno.
Gli elettrici inquinano meno ma dipendono da miniere e corrente prodotta da fonti tutt’altro che “green”.
I termici sono più pratici, ma inquinano di più e (forse) hanno i giorni contati.
Nel frattempo, chi va in bicicletta guarda tutti dall’alto del suo sellino… e viene investito da uno in SUV elettrico da 3 tonnellate che voleva solo “fare la sua parte per l’ambiente”.

Morale:

la vera rivoluzione non sarà elettrica né termica… sarà ironica.
Perché nel frattempo, mentre ci scanniamo su batterie e pistoni, chi comanda davvero sono sempre loro: le multinazionali dell’energia, che nel dubbio vendono entrambe.

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